L'intervista che leggerete è stata fatta dagli studenti del Liceo Classico "G. Vico" di Napoli al professor Francesco Barbagallo, docente di Storia Contemporanea all'Università di Napoli "Federico II". Egli esprime la propria opinione sul tema: "Legalità, criminalità e Mezzogiorno".
Studentessa: Per quanto riguarda Stato e "anti-Stato", quindi l'inserimento della criminalità organizzata all'interno dello Stato, non sarebbe più giusto parlarne a livello nazionale, anzichè solo del Mezzogiorno?
Barbagallo: Il problema è più grave nel Mezzogiorno, perchè ci sono aree dove ci sono stati uno scarso sviluppo economico, una scarsa organizzazione sociale e una larga disoccupazione. Queste sono le aree dove è dimostrato che la criminalità attecchisce più facilmente, perchè, di fronte alla scarsezza di possibilità di lavoro e a una massa consistente di abitanti, cresce la possibilità di delinquere. Purtroppo questa è una costante antica del Mezzogiorno, in particolare nell'area siciliana con la mafia (Cosa Nostra), nell'area campana con la camorra e nell'area calabrese con la 'ndràngheta. Naturalmente la criminalità c'è anche nelle altre regioni d'Italia. purtroppo è attecchita di più nelle parti meno sviluppate, anche se oggi la criminalità è molto evoluta sul piano della modernizzazione e quindi ha capacità di relazioni internazionali.
Studentessa: Penso che la criminalità e la cosiddetta "zona grigia" nel Mezzogiorno siano incrementate in parte anche dagli abitanti del Nord, per esempio quando comprano qui sigarette di contrabbando.
Barbagallo: Gli intrecci tra Nord e Sud sono intrecci strettissimi, dal momento dell'unificazione nazionale in avanti. Quindi non c'è una questione meridionale separata dai problemi del resto del Paese. Sul piano dei comportamenti criminali, purtroppo, c'è da dire che questi sono diffusi in tutta Italia. Abbiamo avuto esempi molto gravi negli anni Ottanta, gli anni della ricostruzione dopo il terremoto, quando furono per prime le ditte che venivano dal Nord, imprese che venivano addirittura dai confini, a stringere rapporti con le organizzazioni camorristiche: in questo caso furono imprese settentrionali che cominciarono a lavorare con la camorra.
Studentessa: Secondo Lei, in che modo e in che misura la fragilità culturale ha determinato lo sviluppo e il rfforzamento delle organizzazioni criminali?
Barbagallo: Questo è un punto fondamentale. La criminalità si fonda sul bisogno e sulla scarsa acculturazione. E quindi è chiaro che, per combattere questo fenomeno alla radice, a parte la repressione che è il momento finale, bisogna partire dalla base, cioè dalla famiglia e dalla scuola. Quindi diffondere l'istruzione, diffondere modelli di comportamento non criminali, dare prospettive di lavoro. Tutto questo si costruisce nel corso dei decenni e dei secoli. Bisogna partire da questo. Purtroppo noi siamo ancora in ritardo su tutti questi punti: lavoro, acculturazione,modelli di comportamento legali.
Studentessa: Se la criminalità organizzata è stata ben inserita nello Stato o comunque è connivente con esso, qual'è stata la merce di scambio offerta allo Stato per ottenere un tale risultato?
Barbagallo: Lo Stato, nella nostra vicenda nazionale, da una parte ha combattuto le organizzazioni criminali, dall'altra, come impresa, ci si è alleato e ha fatto anche affari. Quindi il rafforzamento delle organizzazioni criminali, negli ultimi decenni,è dipeso anche dal fatto che da una parte lo Stato ha combattuto la criminalità e da un'altra parte o l'ha tollerata o addirittura vi ha collaborato.
Studentessa: Si è parlato ripetutamente, anche in questa sede, del bisogno di educare la popolazione meridionale alla legalità, proprio per sconfiggere fenomeni che partono dal basso, come per esempio il contrabbando. Ma io mi chiedo: molta gente vive di attività illecite e non avrebbe, altrimenti, altre possibilità di sostentamento. Come si può debellare questa mentalità se lo Stato non crea un'alternativa?
Barbagallo: Questo è un problema drammatico. La soluzione è difficile e l'impegno deve essere costante, bisogna fare sforzi immani per cercare soluzioni, a partire appunto dalle iniziative economiche, che riescano a produrre lavoro, a diffondere la legalità anche tra coloro che non hanno questa situazione di partenza, cioè non si trovano in queste condizioni. Perchè purtroppo l'illegalità da tempo sta facendo proseliti dovunque, anche tra coloro che dovrebbero rappresentare l'élite della società, i cui comportamenti sono ancora più censurabili dei criminali, perchè si comportano peggio dei criminali, avendo invece dei ruoli che dovrebero essere di direzione, sia dello Stato che della cosiddetta sociatà civile.
Studentessa: Quale potrebbe essere il progetto per limiare l'abbandono scolastico, che poi incrementa la microcriminalità e il lavoro nero minorile?
Barbagallo: Questo è un altro problema drammatico che nella nostra città è particolarmente vivo. Su questo sono impegnati gli insegnanti, ai quali bisogna riconoscere uno spirito di sacrificio notevolissimo, perchè ci sono situazioni oggettivamente disperate. I bambini che vivono in contesti criminali è estremamente difficile scostarli da questo tipo di comportamenti, di atteggiamenti, di valori. Occorre un tipo di intervento su diversi livelli: modificare i modi di pensare è la cosa più difficile, bisogna costruire dei valori positivi e sradicare valori e modelli di comportamenti negativi. Bambini che si trovano in condizioni di disagio totale dovrebbero essere innanzi tutto tolti dal disagio. Il punto, però, è assumere un atteggiamento chiaro e deciso, non venire mai a patti co la criminalità, con l'illegalità. Purtroppo questo forte senso della legalità non esiste nella misura in cui dovrebbe esistere.