Siamo i ragazzi della classe IV D del Liceo classico "G. D'Annunzio" (Pescara).
Partecipiamo a questo concorso perché abbiamo un interesse comune : quello di dar voce alle nostre opinioni sui principi della Legalità e della Libertà. I nostri lavori sono coordinati dalla prof.ssa Annapaola Giansante e con lei aderiamo ai progetti presenti a scuola (incontri con studiosi e referenti delle forze armate civili).

giovedì 21 aprile 2011

"Tifoso ferito, agente della Digos indagato"

Questo che stiamo per presentare è un articolo di un quotidiano del giorno 31 Marzo 2009. Il fatto di cui si parla è accaduto proprio nello stadio della nostra città.

"Sono dovuti passare due anni e quattro mesi per riuscire ad avere tra le mani un briciolo di verità su quel maledetto 25 novembre 2006. Allo stadio Adriatico di Pescara Gianluca Chalgaf, allora 25enne, fu colpito da un oggetto alla testa durante gli scontri fra tifosi e polizia. Perse i sensi, andò in coma per poi risvegliarsi diverso, profondamente diverso. Per oltre 730 giorni il fascicolo aperto dal pubblico ministero Giuseppe Bellelli, in servizio alla Procura di Pescara, è rimasto contro ignoti. Adesso però c'è un nome iscritto nel registro degli indagati ed è quello di un agente della Digos di 30 anni. E' accusato di lesioni personali colpose e getto pericoloso di cose perchè secondo l'accusa, avrebbe esploso un lacrimogeno ad altezza d'uomo e a distanza ravvicinata provocando, SENZA VOLERLO, la rottura del cranio di Gianluca. La Procura ha individuato un presunto responsabile ma ha chiesto al Gip di Pescara, Maria Michela Di Fine, di archiviare il caso.  [...] 
E' il 25 novembre del 2006 quando la vita di Gianluca Chalgaf cambia per sempre. Amava il Napoli, lo ama ancora, ma nei suoi occhi pieni di nostalgia ci sono i segni di tutte le notti insonni. Partono in quattro in un'auto da Napoli diretti a Pescara. C'è una trasferta "tranquilla" e l'"onda azzurra" si mette in movimento. In duemila e cinquecento raggiungono l'Adriatico per assistere alla tredicesima giornata del campionato di serie B. Alcuni di loro sono però senza biglietto e tentano di forzare l'ingresso. Iniziano le prime cariche della polizia. Dei delinquenti, travestiti da tifosi, rispondono con il lancio di bombe carta e fumogeni. Qualche ora prima dell'inizio della partita già si contano decine di contusi. Gianluca e i suoi amici, tutti incensurati, bravi ragazzi, hanno comprato il biglietto quindici giorni prima e non ci impiegano tanto ad entrare nonostante la ressa. Alle 13 è già all'interno dello stadio con il gruppo di amici e si sta avviando velocemente sugli spalti. In quel momento è colpito da un oggetto e perde i sensi. Trasportato d'urgenza all'Ospedale Spirito Santo di Pescara viene operato e resta in coma  per 10 giorni. Ha una frattura infossata nell'osso temporale sinistro e una lesione alla tempia. Viene dimesso dal reparto di neurochirurgia il 7 dicembre 2006. Da lì inizia il calvario che non è ancora finito. L'1 dicembre 2006 il capoufficio indagini della Figc, Francesco Saveri Borrelli, chiede alla Procura di Pescara informazioni sugli scontri per infliggere sanzioni disciplinari alla società del Napoli e ai suoi tifosi. Solo a quel punto, dopo 7 giorni, la Procura decide di aprire un fascicolo. L'indagine viene poi affidata agli stessi agenti della Digos che quel giorno coordinarono l'ordine pubblico, presunti responsabili di quanto era accaduto al 25enne. Il 13 dicembre 2006, 19 giorni dopo, la famiglia Chalgaf nomina l'avvocato Luigi Bonetti. Il giorno dopo arriva alla Procura, via fax, un appello firmato dalla mamma di Gianluca nel quale si chiedeva al pm di indagare a 360 gradi e di non trascurare nessuna ipotesi, neanche che a sparare contro il giovane fosse stato un poliziotto. Si riteneva infatti che a ferire il 25enne fosse stata l'esplosione di una bomba carta lanciata dagli ultras inviperiti durante gli scontri, ma alcuni ragazzi giuravano di aver visto Gianluca cadere sotto il colpo di un bossolo di lacrimogeno. Il 19 febbraio 2007, 88 giorni dopo, Gianluca, che non può parlare, scrive una lettera al pm Bellelli, testimoniando ciò che aveva visto prima di essere colpito. Il 25 luglio 2007, 244 giorni dopo, arriva alla Procura una memoria dell'avvocato Bonetti con allegata la cartella clinica dell'Ospedale Spirito Santo di Pescara. Il primario del reparto di neurochirurgia, il dottor Luigi Lezzerini, scrive: "Gianluca è stato colpito alla regione temporale da un colpo contundente, duro, di forma cilindrica, a distanza ravvicinata e con una forte energia cinetica". Ma il dottore fa di più escludendo che a ferire il giovane sia stata una bomba carta, come all'inizio erroneamente si era ipotizzato: "Non ci sono segni di bruciatura, né del cuoio capelluto, né dei tessuti interni che l'alta temperatura di un petardo avrebbe dovuto provocare nell'esplosione". Cosa vuol dire? Lo scrive il pm nella prima richiesta di archiviazione: "Non ci sono prove contro nessuno pur nella convinzione che a colpire Chalgaf  sia stato un lacrimogeno esploso da uno degli agenti di polizia in servizio quel giorno". Si riparte quindi da una certezza: Gianluca è stato ferito da un bossolotto di lacrimogeno e non da una bomba carta. Nell'opposizione alla richesta di archiviazione l'avvocato chiede innanzitutto di delegare l'indagine non più alla Digos ma ai carabinieri. Il Gip ha accolto le richeste e il caso è stato riaperto. Si è scoperto nelle successive indagini lampo dei militari dell'Arma, durante meno di 60 giorni, che erano 5 i poliziotti della Digos che avevano i fucili lacrimogeni e che uno di loro ha dichiarato nel suo interrogatorio, di aver sparato in totale tre colpi: due all'esterno dello stadio e uno all'interno, in direzione dei supporter ma di non essere stato lui a ferire il giovane. Individuare gli agenti era dunque semplice dato che ogni poliziotto che ha in dotazione un fucile lacrimogeno ha un nome e un cognome. Per ogni bossolotto esploso poi, ogni poliziotto deve stilare un rapporto controfirmato dal funzionario coordinatore. Quel giorno ne furono esplosi 18, uno di loro ha colpito Gianluca e questo è un fatto. I nomi degli agenti presenti all'Adriatico di Pescara erano noti dunque dal 26 novembre 2006: solo 24 ore dopo da quel drammatico pomeriggio. E questo è un fatto". 

Abbiamo voluto riportare nel nostro blog questo articolo per far capire quello che succede intorno a noi, ma non per offendere il lavoro della Digos negli stadi, che è davvero importante e allo stesso tempo richiede una grandissima responsabilità. Lo abbiamo voluto riportare perchè vogliamo denunciare a gran voce quello che succede negli stadi di tutta Italia, perchè andare a vedere la partita della propria squadra del cuore non deve essere motivo di rissa, perchè chi va allo stadio non deve andare con l'intenzione di provocare danni a chi gli sta intorno, soprattutto se è della squadra avversaria.   

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