Siamo i ragazzi della classe IV D del Liceo classico "G. D'Annunzio" (Pescara).
Partecipiamo a questo concorso perché abbiamo un interesse comune : quello di dar voce alle nostre opinioni sui principi della Legalità e della Libertà. I nostri lavori sono coordinati dalla prof.ssa Annapaola Giansante e con lei aderiamo ai progetti presenti a scuola (incontri con studiosi e referenti delle forze armate civili).

domenica 10 aprile 2011

La vita di un uomo contro la mafia

Il giorno 8 aprile, nell'aula magna della nostra scuola, sono intervenuti personaggi importanti sul tema della mafia in Italia e in Abruzzo. Gianni Palagonia (pseudonimo) è un poliziotto che lotta contro la mafia e ha parlato nascosto dietro un paravento agli studenti del nostro liceo. Così afferma: "Uscirei anche da qui per farmi vedere e dire a quei quaquaraquà dei mafiosi che non li temo. Ma devo tutelare i miei figli, la mia famiglia. La cosa che mi pesa di più è questa: dal '92 vivo nascosto come un bandito, io che vandito non lo sono, e da 5 anni posso andare in giro solo protetto da questonparavento". Ha parlato del suo libro "Nelle mani di nessuno" dove è riportata la sua storia e la sua dolorosa carriera. Poi ha parlato sulla mafia in generale cogliendo l'attenzione dei presenti: "Essere mafioso è un atteggiamento mentale. E attenti, mafioso è anche chi vende case con il cemento impoverito facendo morire le persone. La mafia si è inabissata, ha abbandonato da tempo la coppola storta per indossare giacca e cravatta. Ha smesso di sparare". Il procuratore Trifuoggi, un altro ospite, aggiunge: "Non esistono più isole felici, le mafie vanno dove c’è il business, i soldi. E all’Aquila, almeno sulla carta, girano parecchi miliardi dopo il terremoto e l’organizzazione del G8; in Abruzzo dobbiamo stare attentissimi a questi signori che si presentano in abiti eleganti, usano benissimo il pc e, soprattutto, trovano sempre qualcuno pronto ad accoglierli". Infine il questore Passamonti ricorda i suoi trascorsi in una terra dura come la Calabria: "So cos’è un ambiente mafioso, l’aria che si respira, ed è importante che i giovani sappiano cosa li circonda». Gli ultimi applausi dei ragazzi sono per Palagonia, lui li ferma così: «Non fateli a me, ma a quelli che sono morti per servire lo Stato».



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