Siamo i ragazzi della classe IV D del Liceo classico "G. D'Annunzio" (Pescara).
Partecipiamo a questo concorso perché abbiamo un interesse comune : quello di dar voce alle nostre opinioni sui principi della Legalità e della Libertà. I nostri lavori sono coordinati dalla prof.ssa Annapaola Giansante e con lei aderiamo ai progetti presenti a scuola (incontri con studiosi e referenti delle forze armate civili).

giovedì 31 marzo 2011

Il Bullismo...

Il Bullismo è un fenomeno sempre più diffuso nelle scuole elementari e medie. Il termine bullismo è la traduzione italiana dall'inglese "bullyng" ed è utilizzato per designare i comportamenti con i quali un singolo o un gruppo, ripetutamente, fa o dice cose per avere potere o dominare una persona o un altro gruppo. Il termine "bullyng" include sia i comportamenti del "persecutore" sia quelli della "vittima" ponendo al centro dell'attenzione la relazione nel suo insieme. Il bullo prova piacere nel disturbare, insultare, picchiare o danneggiare nelle cose la "vittima" e continua anche quando è evidente che la vittima sta molto male ed è angosciata. Gli aspetti fondamentali del bullismo sono:
- intensità e durata: il bullismo è diverso dai dispetti, dalle zuffe o dalle risse che normalmente avvengono nel cortile della scuola, continua per un lungo periodo di tempo e la quantità di prepotenze fa diminuire la stima di sè da parte della vittima;
- potere del "bullo": il bullo ha maggior potere della vittima a causa dell'età, della forza, della grandezza o del genere (ad esempio maschio più forte della femmina). Il bullo a volte riesce ad esercitare il suo potere non solo perchè è più grande o più forte, ma perchè spesso altri ragazzi si alleano con lui per proteggere se stessi;
- vulnerabilità della vittima: la vittima è più sensibile degli altri coetanei alle prese in giro, non sa o non può difendersi adeguatamente e non sempre ha delle caratteristiche fisiche o psicologiche che la rendano più incline alla vittimazione.
L'asimmetria delle forze rende sempre più probabile il ripetersi dell'aggressione e rende sempre meno pari i coetanei: ovvero il bullo diventa sempre più potente rispetto alla vittima. La ricerca mostra che i ragazzi subiscono atti di bullismo più spesso da parte di un singolo individuo, mentre le ragazze da parte di gruppi di individui. Non c'è alcuna differenza nel numero dei ragazzi e delle ragazze soggetti ad atti di bullismo. I bambini generalmente sono soggetti ad atti di bullismo nei primi anni della scuola primaria e nei primi anni della scuola secondaria;
- mancanza di sostegno: la vittima si sente isolata ed esposta, spesso ha molta paura di riferire gli episodi perchè teme rappresaglie o vendette. La grandezza della scuola, se è una scuola pubblica o privata, maschile o femminile oppure mista, non incide in modo significativo sulla frequenza degli atti di bullismo;
- conseguenze: il danno per l'autostima della vittima si mantiene nel tempo e induce la persona ad un considerevole disinvestimento nella scuola e, talvolta, alcune vittime diventano a loro volta aggressori.

martedì 29 marzo 2011

23 Maggio - La Nave della Legalità

Nell’ambito del percorso di educazione alla legalità, promosso in tutte le scuole per condurre i giovani al rispetto dei valori in cui Giovanni Falcone e Paolo Borsellino hanno fortemente creduto, ogni anno viene bandito il concorso “La Nave della Legalità”, che, mediante il confronto tra gli studenti, esorta costoro a un’approfondita riflessione e sensibilizzazione dei propri coetanei sui temi della legalità e della lotta alle mafie, attraverso processi creativi e produttivi. Il numero di studenti partecipanti all’iniziativa è costantemente cresciuto, a riprova della sempre maggiore crescita degli allievi, che partecipano sempre più coralmente all’accaduto. Momento conclusivo del percorso sono i giorni 22 e 23 maggio, giornate durante le quali gli studenti che hanno partecipato al concorso salpano sulle “Navi della Legalità”, a bordo delle quali incontrano i rappresentanti di Istituzioni ed Enti di vitale importanza nel processo di lotta alle mafie e partecipano a numerosi eventi. Le due navi sono dirette a Palermo, dove allievi e insegnanti vengono accolti dagli studenti siciliani in Aula Bunker e nelle piazze della città – dove sono allestiti i “Villaggi della legalità” - per celebrare l’anniversario della Strage di Capaci.  Il pomeriggio del 23 maggio due cortei delle scuole partecipanti sfilano lungo le strade del capoluogo siciliano per testimoniare l’unione di tutti gli studenti italiani nel ricordo dei due personaggi divenuti l’emblema della lotta alla mafia.

lunedì 28 marzo 2011

Criminalità e Legalità

L'intervista che leggerete è stata fatta dagli studenti del Liceo Classico "G. Vico" di Napoli al professor Francesco Barbagallo, docente di Storia Contemporanea all'Università di Napoli "Federico II". Egli esprime la propria opinione sul tema: "Legalità, criminalità e Mezzogiorno".

Studentessa: Per quanto riguarda Stato e "anti-Stato", quindi l'inserimento della criminalità organizzata all'interno dello Stato, non sarebbe più giusto parlarne a livello nazionale, anzichè solo del Mezzogiorno?

Barbagallo: Il problema è più grave nel Mezzogiorno, perchè ci sono aree dove ci sono stati uno scarso sviluppo economico, una scarsa organizzazione sociale e una larga disoccupazione. Queste sono le aree dove è dimostrato che la criminalità attecchisce più facilmente, perchè, di fronte alla scarsezza di possibilità di lavoro e a una massa consistente di abitanti, cresce la possibilità di delinquere. Purtroppo questa è una costante antica del Mezzogiorno, in particolare nell'area siciliana con la mafia (Cosa Nostra), nell'area campana con la camorra e nell'area calabrese con la 'ndràngheta. Naturalmente la criminalità c'è anche nelle altre regioni d'Italia. purtroppo è attecchita di più nelle parti meno sviluppate, anche se oggi la criminalità è molto evoluta sul piano della modernizzazione e quindi ha capacità di relazioni internazionali.

Studentessa: Penso che la criminalità e la cosiddetta "zona grigia" nel Mezzogiorno siano incrementate in parte anche dagli abitanti del Nord, per esempio quando comprano qui sigarette di contrabbando.

Barbagallo: Gli intrecci tra Nord e Sud sono intrecci strettissimi, dal momento dell'unificazione nazionale in avanti. Quindi non c'è una questione meridionale separata dai problemi del resto del Paese. Sul piano dei comportamenti criminali, purtroppo, c'è da dire che questi sono diffusi in tutta Italia. Abbiamo avuto esempi molto gravi negli anni Ottanta, gli anni della ricostruzione dopo il terremoto, quando furono per prime le ditte che venivano dal Nord, imprese che venivano addirittura dai confini, a stringere rapporti con le organizzazioni camorristiche: in questo caso furono imprese settentrionali che cominciarono a lavorare con la camorra.

Studentessa: Secondo Lei, in che modo e in che misura la fragilità culturale ha determinato lo sviluppo e il rfforzamento delle organizzazioni criminali?

Barbagallo: Questo è un punto fondamentale. La criminalità si fonda sul bisogno e sulla scarsa acculturazione. E quindi è chiaro che, per combattere questo fenomeno alla radice, a parte la repressione che è il momento finale, bisogna partire dalla base, cioè dalla famiglia e dalla scuola. Quindi diffondere l'istruzione, diffondere modelli di comportamento non criminali, dare prospettive di lavoro. Tutto questo si costruisce nel corso dei decenni e dei secoli. Bisogna partire da questo. Purtroppo noi siamo ancora in ritardo su tutti questi punti: lavoro, acculturazione,modelli di comportamento legali.

Studentessa: Se la criminalità organizzata è stata ben inserita nello Stato o comunque è connivente con esso, qual'è stata la merce di scambio offerta allo Stato per ottenere un tale risultato?

Barbagallo: Lo Stato, nella nostra vicenda nazionale, da una parte ha combattuto le organizzazioni criminali, dall'altra, come impresa, ci si è alleato e ha fatto anche affari. Quindi il rafforzamento delle organizzazioni criminali, negli ultimi decenni,è dipeso anche dal fatto che da una parte lo Stato ha combattuto la criminalità e da un'altra parte o l'ha tollerata o addirittura vi ha collaborato.

Studentessa: Si è parlato ripetutamente, anche in questa sede, del bisogno di educare la popolazione meridionale alla legalità, proprio per sconfiggere fenomeni che partono dal basso, come per esempio il contrabbando. Ma io mi chiedo: molta gente vive di attività illecite e non avrebbe, altrimenti, altre possibilità di sostentamento. Come si può debellare questa mentalità se lo Stato non crea un'alternativa?

Barbagallo: Questo è un problema drammatico. La soluzione è difficile e l'impegno deve essere costante, bisogna fare sforzi immani per cercare soluzioni, a partire appunto dalle iniziative economiche, che riescano a produrre lavoro, a diffondere la legalità anche tra coloro che non hanno questa situazione di partenza, cioè non si trovano in queste condizioni. Perchè purtroppo l'illegalità da tempo sta facendo proseliti dovunque, anche tra coloro che dovrebbero rappresentare l'élite della società, i cui comportamenti sono ancora più censurabili dei criminali, perchè si comportano peggio dei criminali, avendo invece dei ruoli che dovrebero essere di direzione, sia dello Stato che della cosiddetta sociatà civile.

Studentessa: Quale potrebbe essere il progetto per limiare l'abbandono scolastico, che poi incrementa la microcriminalità e il lavoro nero minorile?

Barbagallo: Questo è un altro problema drammatico che nella nostra città è particolarmente vivo. Su questo sono impegnati gli insegnanti, ai quali bisogna riconoscere uno spirito di sacrificio notevolissimo, perchè ci sono situazioni oggettivamente disperate. I bambini che vivono in contesti criminali è estremamente difficile scostarli da questo tipo di comportamenti, di atteggiamenti, di valori. Occorre un tipo di intervento su diversi livelli: modificare i modi di pensare è la cosa più difficile, bisogna costruire dei valori positivi e sradicare valori e modelli di comportamenti negativi. Bambini che si trovano in condizioni di disagio totale dovrebbero essere innanzi tutto tolti dal disagio. Il punto, però, è assumere un atteggiamento chiaro e deciso, non venire mai a patti co la criminalità, con l'illegalità. Purtroppo questo forte senso della legalità non esiste nella misura in cui dovrebbe esistere.

domenica 27 marzo 2011

Vivi la vita...

La vita è un'opportunità, coglila.
La vita è bellezza, ammirala.
La vita è beatitudine, assaporala.
La vita è un sogno, fanne una realtà.
La vita è una sfida, accettala.
La vita è un dovere, compilo.
La vita è un gioco, giocalo.
La vita è preziosa, abbine cura.
La vita è una ricchezza, conservala.
La vita è amore, godine.
La vita è un mistero, scoprilo.
La vita è promessa, adempila.
La vita è tristezza, superala.
La vita è un inno, cantalo.
La vita è una lotta, accettala.
La vita è un'avventura, rischiala.
La vita è felicità, meritala.
LA VITA E' LA VITA, DIFENDILA.

( Madre Teresa di Calcutta )

 

giovedì 24 marzo 2011

"Pensa" - Fabrizio Moro

Ci sono stati uomini che hanno scritto pagine
Appunti di una vita dal valore inestimabile
Insostituibili perchè hanno denunciato
Il più corrotto dei sistemi troppo spesso ignorato
Uomini o angeli mandati sulla terra per combattere una guerra
Di faide e di famiglie sparse come tante biglie
Su un'isola di sangue che fra tante meraviglie
Fra limoni e fra conchiglie... massacra figli e figlie
Di una generazione costretta non guardare
A parlare a bassa voce a spegnere la luce
A commentare in pace ogni pallottola nell'aria
Ogni cadavere in un fosso
Ci sono stati uomini che passo dopo passo
Hanno lasciato un segno con coraggio e con impegno
Con dedizione contro un'istituzione organizzata
Cosa nostra... cosa vostra... cos'è vostro?
E' nostra... la libertà di dire
Che gli occhi sono fatti per guardare
La bocca per parlare le orecchie ascoltano...
Non solo musica non solo musica
La testa si gira e aggiusta la mira ragiona
A volte condanna a volte perdona
Semplicemente
Pensa prima di sparare
Pensa prima di dire e di giudicare prova a pensare
Pensa che puoi decidere tu
Resta un attimo soltanto un attimo di più
Con la testa fra le mani
Ci sono stati uomini che sono morti giovani
Ma consapevoli che le loro idee
Sarebbero rimaste nei secoli come parole iperbole
Intatte e reali come piccoli miracoli
Idee di uguaglianza idee di educazione
Contro ogni uomo che eserciti oppressione
Contro ogni suo simile contro chi è più debole
Contro chi sotterra la coscienza nel cemento
Pensa prima di sparare
Pensa prima di dire e di giudicare prova a pensare
Pensa che puoi decidere tu
Resta un attimo soltanto un attimo di più
Con la testa fra le mani
Ci sono stati uomini che hanno continuato
Nonostante intorno fosse tutto bruciato
Perchè in fondo questa vita non ha significato
Se hai paura di una bomba o di un fucile puntato
Gli uomini passano e passa una canzone
Ma nessuno potrà fermare mai la convinzione
Che la giustizia no... non è solo un'illusione
Pensa prima di sparare
Pensa prima di dire e di giudicare prova a pensare
Pensa che puoi decidere tu
Resta un attimo soltanto un attimo di più
Con la testa fra le mani
Pensa


La canzone di Fabrizio Moro “Pensa” tratta di una tematica importantissima, che è sempre esistita e continuerà ad esistere:la mafia. Significativo è l’inizio “appunti di una vita”,hanno scritto sul libro della storia del genere umano, sono stracci di vita vissuta. Fabrizio ha scritto questa canzone dopo aver visto il film della vita di Falcone e Borsellino. L’aggettivo “ignorato” vuol sottolineare il fatto che questa problematica molto spesso trascurata e evitata soprattutto da chi dovrebbe occuparsene cioè lo Stato. Lo stato non è convinto a combattere e quindi si è creata una sorta di convivenza. Definisce appunto “guerra” quella che lo stato dovrebbe cercare di vincere contro la mafia. Definisce colore che hanno almeno tentato di lottare dei grandi e quasi come una sorta di domanda si chiede se siano angeli o uomini. Sono angeli perché hanno dimostrato di non aver paura ma uomini perché hanno fatto solo il loro dovere cosa che tutti dovrebbero fare e non lo fanno. Allude con le parole “fra limoni e fra conchiglie” alle bellezze della nostra isola, terra e mare. Dalle parole successive si può ben capire che si riferisce all’omertà che la mafia impone. Con le parole “figli e figlie” ci da l’idea di un’isola matrigna che uccide i propri figli e ciò fa da collegamento con le attuali vicende di cronaca. I puntini di sospensione usati diverse volte fanno da elementi di passaggio tra le bellezze e la crudeltà. Utilizza numerosi sensi, quasi a fare una sinestesia. Forti sono le parole “E’ nostra la libertà di dire”; questo è il messaggio principale. Segue un avverbio”semplicemente” che attribuisce superficialità, sembra quasi addolcire un po’ il testo. Sono presenti numerose anafore: ”pensa” ripetuto molte volte e numerose frasi ritornano più volte. Utilizza inoltre numerose volte “con la testa fra le mani” frase che tende a sostituire il verbo principale della canzone (pensa). I due aggettivi “intatte e reali” evidenziano il grande contributo che ci viene dato dalle parole dei grandi che non svaniranno mai. In questo paese tutto è legato a un evento o a una raccomandazione, poche volte le persone riescono a fare quello che vogliono nella vita, e che la libertà invece dovrebbe essere legittima per ognuno di noi. Ci sono stati altri uomini che hanno sacrificato le loro vite nella lotta contro le ingiustizie uomini o angeli mandati sulla terra per combattere una guerra in nome della speranza e della libertà, è una canzone che parla di coraggio, ma soprattutto di amore per il prossimo

lunedì 21 marzo 2011

XVI Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime delle mafie

Il 21 Marzo 2011 alle ore 17.00 alla Bottega dei Sapori e dei Saperi della Legalità di P.zza Castelnuovo 13 a Palermo, e in contemporanea in tante piazze d'Italia, Libera organizza una lettura dei nomi e dei cognomi dei caduti per mano mafiosa.Hanno già dato la loro adesione diverse associazioni, realtà antimafia e cittadini che si stringeranno al dolore dei tanti familiari di "Libera Memoria".Una nuova occasione, all'interno delle celebrazioni della "XVI Giornata Nazionale della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime delle mafie" in programma sabato 19 Marzo a Potenza per ricordare che le vittime innocenti delle mafie sono tante, morti perché, con coerenza, hanno cercato di svolgere il loro dovere. Insieme per non dimenticare che mantenere viva la Memoria è una questione di rispetto, di impegno e di responsabilità.
Anche gli studenti del Presidio Scuole Libera Palermo celebreranno la XVI Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime delle mafie presso le proprie scuole. Lunedì 21 marzo dalle ore 9.00 sono state programmate le seguenti attività: visione di film, dibattiti e incontri con parenti delle vittime e rappresentanti delle istituzioni. La mattinata si chiuderà con la lettura dell'elenco delle vittime di mafia.

Potenza al fianco delle vittime innocenti, contro le mafie e la corruzione
Sono stati circa 80 mila i partecipanti alla 16/a Giornata delle memoria in ricordo delle vittime delle mafie, che si è svolta a Potenza. Il corteo è stato aperto da Filomena Iemma e Gildo Claps - la madre e il fratello di Elisa, la studentessa potentina di 16 anni scomparsa il 12 settembre 1993, il cui cadavere e' stato trovato il 17 marzo 2010 nel sottotetto di una chiesa.
21 marzo 2011 - Lettura dei nomi delle vittime innocenti delle mafie
Il 21 marzo, primo giorno di primavera, da sedici anni Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo di tutte le vittime delle mafie, promossa da Libera e Avviso Pubblico. In centinaia di piazze, scuole, consigli comunali, sedi di associazione domani si riuniranno migliaia di persone per leggere l'elenco delle oltre 900 nomi di vittime delle mafie.
Per il bene comune i corrotti restituiscano ciò che hanno rubato
La corruzione minaccia il prestigio e la credibilità delle istituzioni, inquina e distorce gravemente l'economia, sottrae risorse destinate al bene della comunità, corrode il senso civico e la stessa cultura democratica.
(http://www.libera.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/1)

"Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie" è nata il 25 marzo 1995 con l'intento di sollecitare la società civile nella lotta alle mafie e promuovere legalità e giustizia. Attualmente Libera è un coordinamento di oltre 1500 associazioni, gruppi, scuole, realtà di base, territorialmente impegnate per costruire sinergie politico-culturali e organizzative capaci di diffondere la cultura della legalità. La legge sull'uso sociale dei beni confiscati alle mafie, l'educazione alla legalità democratica, l'impegno contro la corruzione, i campi di formazione antimafia, i progetti sul lavoro e lo sviluppo, le attività antiusura, sono alcuni dei concreti impegni di Libera. Libera è riconosciuta come associazione di promozione sociale dal Ministero della Solidarietà Sociale. Nel 2008 è stata inserita dall'Eurispes tra le eccellenze italiane.

Cos'è il 21 marzo?
Dal 1995 ogni 21 marzo si celebra la Giornata della Memoria e dell'Impegno per ricordare le vittime innocenti di tutte le mafie. Il 21 marzo, primo giorno di primavera, è il simbolo della speranza che si rinnova ed è anche occasione di incontro con i familiari delle vittime che in Libera hanno trovato la forza di risorgere dal loro dramma, elaborando il lutto per una ricerca di giustizia vera e profonda, trasformando il dolore in uno strumento concreto, non violento, di impegno e di azione di pace.


venerdì 18 marzo 2011

Fondazione AGBE a Pescara

Il 16 marzo la nostra classe ha incontrato le collaboratrici dell'Associazione Genitori Bambini Emopatici fondata nel 2000 per migliorare il reparto di ematologia di Pescara. Ci hanno spiegato quale sono state le tappe dell'associazione e la realizzazione dei sogni per promuovere i diritti dei bambini in ospedale.
L'AGBE nasce dalla volontà di alcuni genitori per migliorare il reparto: sia adulti che bambini operati condividevano le stesse stanze creando confusione. Con la separazione del reparto si è potuto creare un clima diverso nel quale i bambini potevano divertirsi tranquillamente. L'AGBE crede fortemente che tutti i bambini siano portatori di diritti e che vadano trattati con dignità. Offre un'assistenza socio-sanitaria (minori con malattia) per :
-allievare le problematiche,
-abbattere le ingiustizie,
-sostenere i diritti,
-salvaguardare e tutelare la dignità.
I traguardi sono:
-struttura di oncoematologia pediatrica "Trenta Ore per la vita" un reparto a misura di bambino;-Casa Alloggio per le famiglie provenienti da fuori Pescara (18 giugno 2009).
Ha contribuito ad altri progetti: Albania (2006), Maldive (2008), Clown (2006-2010), servizio psicologico (2005-2011).

L'incontro è stato richiesto dalla nostra professoressa Annapaola Giansante per farci conoscere sia le associazioni volontarie della nostra città e sia per comunicare quanto sia importante valorizzare i diritti dei bambini partendo dal volontariato: potremmo sciegliere noi stessi di farne parte in futuro. In questo modo siamo venuti a conoscenza di altri diritti che sono stati scritti ampliando l'originaria Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo: pensiamo che sia importante perchè è l'unico punto di riferimento (oltre alla Costituzione) a garantire le varie libertà del cittadino che spesso sono dimenticate.

(sito associazione: http://www.agbe.it/





giovedì 17 marzo 2011

Fondazione ABIO in Italia

Nel 2008 Fondazione ABIO Italia, in collaborazione con la Società Italiana di Pediatria, redige la Carta dei Diritti dei Bambini e degli Adolescenti in Ospedale. Il documento riprende la Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza del 1989 e si ispira alla Carta di EACH del 1988, ma le adatta all’attuale situazione italiana anche in base alla ormai trentennale esperienza di volontariato ABIO.
Leggi la Carta dei Diritti
 Obiettivo
Il momento del ricovero per il bambino è molto delicato: l’ambiente sconosciuto, la perdita dei quotidiani punti di riferimento, la preoccupazione per la propria salute, influiscono sull’equilibrio del bambino e dei suoi genitori. La Carta evidenzia l'importanza di passare dal curare le malattie al prendersi cura dei bambini e degli adolescenti malati: per questo sono importanti un ambiente il più possibile a misura di bambino, l'opportunità di garantire il gioco anche durante il ricovero, la necessità della presenza dei genitori, il diritto alle cure migliori e al ricovero all'interno di reparti pediatrici.
Diffusione
Il documento è stato diffuso a partire dal 2008 presso gli ospedali che hanno aderito all’iniziativa e distribuito dai volontari ABIO nei reparti e in tutte le occasioni di comunicazione. Fondazione ABIO Italia ha inoltre promosso la Carta presso l’opinione pubblica e le Istituzioni; un Convegno organizzato a Roma nel novembre del 2008 ha permesso di fare un primo bilancio della diffusione del documento.
Concretizzazione
Per concretizzare i principi espressi dal documento, è stato costituito successivamente un Gruppo di Lavoro di cui Fondazione ABIO Italia è capofila e che coinvolge PROGEA, Joint Commission International e SIP. Il Comitato Scientifico ha elaborato, a partire dai 10 punti della Carta dei Diritti, degli standard di riferimento concreti e misurabili, in base ai quali è stato realizzato il Manuale per la Valutazione della Qualità nelle Pediatrie Italiane.    (http://www.abio.org/default.asp


mercoledì 16 marzo 2011

I diritti dei bambini

La storia dei diritti dei bambini non è antica: comincia solo agli inizi del Novecento. Fino a tutto il XIX secolo, infatti, anche nela civile Europa, i bambini erano considerati e trattati, semplicemente, come adulti di minori dimensioni. E spesso, se appartenevano alle classi più povere, proprio le ridotte dimensioni li condannavano a lavori terribili: solo loro, ad esempio, erano in grado di entrare nei cuniculi più strettio delle miniere di carbone o di calarsi dentro le cappe dei camini per pulirli. La necessità di concedere ai bambini un aiuto, un'assistenza e una protezione particolari fu enunciata per la prima volta nella "Dichiarazione di Ginevra sui diritti del fanciullo" del 1924; venne poi ripresa nella "Dichiarazione dei diritti del Fanciullo" adottata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1959 e riconosciuta nella "Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo" e nel "Patto Internazionale sui diritti dell'infanzia", che fu ratificata dall'Italia con legge del 27 maggio 1991 n.176, depositata presso le Nazioni Unite il 5 settembre 1991. Alla base vi è la convinzione che il bambino, speranza del futuro, deve ricevere la protezione e l'assistenza di cui necessita per poter svolgere integralmente il suo ruolo nella collettività. Inoltre, ai fini dello sviluppo armonioso e completo della sua personalità, egli deve crescere in un clima di felicità, amore e comprensione. Troppo spesso, tuttavia, i diritti riconosciuti all'infanzia sulla carta nella realtà quotidiana non vengono rispettati. Non solo, infatti, i bambini e gli adolescenti sono i primi a pagare il prezzo della povertà, del sottosviluppo, della fame e delle malattie, ma essi vengono anche sfruttati orribilmente, sia nei Paesi poveri sia in quelli più ricchi: come lavoratori nelle miniere e nelle fabbriche, come soldati e come manodopera per la criminalità di vario genere. (Democrazia e Partecipazione -Pellegrino- corso di educazione civica)



Studio del Segretario Generale ONU sulla violenza contro i bambini
Vede la luce in contemporanea a New York e a Roma lo Studio dell'ONU sulla violenza contro i bambini, il primo rapporto onnicomprensivo sul fenomeno degli abusi contro i minori in famiglia, nella scuola, negli istituti e in qualsiasi altro contesto sociale. 
 In questo speciale puoi trovare dati statistici, schede tematiche e risorse utili (inclusa una versione integrale in inglese dello Studio e una vasta sintesi in italiano) per conoscere in maniera dettagliata i risultati di questa grande ricerca, coordinata dall'esperto brasiliano Paulo Sergio Pinheiro, e maturato nel corso di un processo pluriennale che nella sua fase finale ha visto svolgersi una serie di importantissimi incontri regionali.

Una bambina in un Centro di accoglienza per figli di prostitute a Calcutta - India 
Una bambina in un Centro di accoglienza per figli di prostitute a Calcutta (India)
Tra il 2000 e il 2001, il Comitato sui Diritti dell'infanzia, nell'ambito delle proprie sessioni di lavoro dedicate alla trattazione e all'analisi delle tematiche relative ai diritti dei minori, ha dedicato due giorni alla discussione sulla violenza sui bambini.
 A conclusione dei lavori, è emersa le necessità di un studio approfondito e globale del fenomeno, da richiedersi al Segretario Generale dell'ONU attraverso una raccomandazione rivolta all'Assemblea Generale (CRC/C111, par. 707).
 In particolare, nella sua raccomandazione il Comitato sui Diritti dell'infanzia chiedeva che lo studio fosse "completo e influente", come quello svolto nel 1996 sull'impatto dei conflitti armati sui bambini, noto come "Rapporto Machel", dal nome dell'esperta che ne curò la redazione.
 Nel 2001, con la risoluzione 56/138, l'Assemblea Generale ha richiesto al Segretario Generale di realizzare uno studio sistematico sulla violenza sui bambini.
 E, con la risoluzione 92/2002, la Commissione sui diritti umani ha suggerito al Segretario Generale di incaricare un esperto indipendente, di guidare la realizazione dello studio, in collaborazione con l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, l'UNICEF e l'Organizzazione Mondiale della Sanità.
 Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, il 12 febbraio 2003, ha designato il prof. Paulo Sergio Pinheiro, alla guida dello studio, costituendo un Segretariato
 Dal 2003, migliaia di persone di tutto il mondo hanno contribuito allo Studio:
  • Più di 3.000 persone sono state coinvolte in 9 consultazioni regionali, effettuate per conferire solidità alle informazioni e sperimentare soluzioni da intraprendere a livello regionale; 
  • 14 consultazioni tematiche hanno portato a nuove conoscenze su aspetti cruciali per la comprensione del fenomeno della violenza sui bambini, la sua prevenzione e la risposta di contrasto quando essa si verifichi; 
  • Incontri svolti a livello nazionale e regionale - spesso guidati da bambini e adolescenti, o che li hanno comunque coinvolti - sono stati effettuati in tutto il mondo; 
  • Le ONG hanno partecipato attivamente attraverso vari canali, inclusa una Commissione Consultiva di ONG (Organizzazioni non governative) istituita per unificare gli sforzi delle ONG
  • Altre Agenzie ONU e organi regionali e internazionali - tra cui l'OIL/ILO, l'ACNUR/UNHCR, l'UNESCO, l'UNODC e il DAW-DESA - sono stati coinvolti nello Studio; 
  • Un numero record di 136 risposte a questionari dettagliati sono state ricevute dai governi interpellati. In molti casi, l'elaborazione della risposta ha dato luogo a un dibattito nazionale sulla questione della violenza sui bambini e ispirato iniziative per affrontare il problema; 
  • Più di 270 tra individui e organizzazioni provenienti da diverse parti del mondo hanno risposto all'appello di un confronto pubblico; 
  • Ricercatori, gruppi di bambini e adolescenti, aziende e singoli individui sono stati coinvolti per contribuire in diverse forme allo Studio.
Il rapporto presentato all'Assemblea Generale l'11 ottobre 2006 rappresenta solo uno degli sforzi compiuti.  
Un libro contenente l'insieme dei risultati dello Studio, 9 sintesi a carattere regionale e un pacchetto educativo per bambini e adolescenti figurano tra gli strumenti che saranno utilizzati per portare avanti le raccomandazioni prodotte.
Significativamente, in tutte le regioni sono stati avviati processi atti a dare prosecuzione ai lavori dello Studio e ad avviare interventi conformi alle sue raccomandazioni.
Se ognuno ha un ruolo da giocare per porre fine alle violenze sui bambini, le raccomandazioni, in ultima analisi, pongono l'accento sull'esigenza per i governi di ottemperare ai loro obblighi, allo scopo di prevenire e eliminare la violenza sui bambini. (http://www.unicef.it/)


martedì 15 marzo 2011

Articoli e Legalità

Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo
Articolo 1
Libertà e dignita di tutti gli uomini
Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali di dignità e diritti.

Articolo 2
Uguaglianza
Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciati nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione.

Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea

Articolo 6
Diritto alla libertà e alla sicurezza
Ogni individuo ha diritto alla libertà e alla sicurezza.


Articolo 21
Contro la discriminazione
È vietata qualsiasi forma di discriminazione fondata, in particolare, sul sesso, la razza, il colore
della pelle o l'origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l'appartenenza ad una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita, gli handicap, l'età o le tendenze sessuali.


Articolo 23
Parità tra uomini e donne
La parità tra uomini e donne deve essere assicurata in tutti i campi, compreso in materia di occupazione, di lavoro e di retribuzione.
Il principio della parità non osta al mantenimento o all'adozione di misure che prevedano vantaggi
specifici a favore del sesso sottorappresentato.


Articolo 24
Diritti del bambino
1. I bambini hanno diritto alla protezione e alle cure necessarie per il loro benessere. Essi possono
esprimere liberamente la propria opinione; questa viene presa in considerazione sulle questioni che li riguardano in funzione della loro età e della loro maturità.
2. In tutti gli atti relativi ai bambini, siano essi compiuti da autorità pubbliche o da istituzioni private, l'interesse superiore del bambino deve essere considerato preminente.
3. Ogni bambino ha diritto di intrattenere regolarmente relazioni.


Costituzione della Repubblica Italiana 
Articolo 3
Uguaglianza

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.


giovedì 10 marzo 2011

L'evento si avvicina!

Tra una settimana esatta ricorre l'anniversario dell'Unità d'Italia: un evento su cui si è tanto discusso ma che ha un'importanza rilevante per la storia del nostro Paese. Pertanto la nostra classe ha deciso, oltre ad approfondire il blog con documenti sulla Legalità, di inserire frasi, immagini e video che ricordino le tappe principali del processo di formazione. A riguardo, Massimo d'Azeglio scrive: "e questa forza di volontà, questa persuasione, è quella preziosa dote che con un solo vocabolo si chiama carattere, onde, per dirla in una parola sola, il primo bisogno d'Italìa è che si formino Italiani dotati d'alti e forti caratteri. E pur troppo si va ogni giorno più verso il polo opposto: pur troppo s'è fatta l'Italia, ma non si fanno gl'Italiani".

"Celebrare il 150° Anniversario dell'Unità d'Italia significa diverse cose: significa verificare da dove veniamo, ma anche dove siamo arrivati e dove andiamo. E quando si visita l'Ansaldo si vede che di strada ne abbiamo fatta tanta." Giorgio Napolitano


 
Francesco Saverio Altamura, La prima bandiera italiana a Firenze nel 1859 

 Eugène Delacroix, La Libertà che guida il popolo, 1830

martedì 8 marzo 2011

Fermiamo la violenza sulle donne!

La violenza sulle donne non ha tempo né confini, è endemica e non risparmia nessuna nazione o paese, industrializzato o in via di sviluppo che sia. Non conosce nemmeno differenze socio-culturali, vittime ed aggressori appartengono a tutte le classi sociali, perché al di là di quello che tutti i giorni viene mostrato dai media il rischio maggiore sono i familiari, mariti e padri, seguiti dagli amici, vicini di casa, conoscenti stretti e colleghi di lavoro. Secondo l’Oms una donna su cinque ha subito, nella sua vita, abusi fisici o sessuali da parte di un uomo.
 
La violenza domestica
In Gran Bretagna molte donne vengono picchiate a sangue dal partner, in Canada e in Israele è più probabile che una donna venga uccisa dal proprio compagno che da un estraneo. In Russia, un omicidio su cinquanta è compiuto dal marito, ma la violenza contro le donne è diffusa anche nelle avanzate democrazie scandinave: Marianne Eriksson, parlamentare europea della Svezia, qualche anno fa ha dichiarato che, nel suo paese, “ogni dieci giorni una donna muore in seguito agli abusi subiti da parte di un familiare o di un amico”. E negli Stati Uniti, ogni 15 secondi, viene aggredita una donna, generalmente dal coniuge: non è un dato riferito un’organizzazione femminista, ma da una severa rivista giuridica della facoltà di legge di Harvard.

Il terzo mondo
Qui è più difficile raccogliere dati precisi, ma la violenza sulle donne in gran parte del mondo è una normale componente del tessuto culturale e non viene identificata come tale neppure dalle sue vittime. Un gruppo di ricerca che investigava nei paesi a sviluppo minimo ha rilevato una stretta connessione tra livelli più alti di violenza contro le donne e società in cui la dipendenza economica femminile dagli uomini è più elevata o dove le donne hanno meno voce in casa o nella società. In molti paesi in via di sviluppo, picchiare la moglie fa parte dell’ordine naturale delle cose, una prerogativa maschile ancora indiscussa: in un distretto del Kenia, il 42 per cento delle donne intervistate venivano picchiate regolarmente dal marito. Lo stupro da parte del marito, poi, è ancora perfettamente legale in gran parte del mondo, e quantificarne l’incidenza è quasi impossibile.

Povertà e prostituzione
In Nepal, circa 10 mila ragazze ogni anno vengono vendute dalle famiglie per essere avviate alla prostituzione. Nell’Asia sudorientale, i trafficanti selezionano le comunità più deboli, arrivano nei villaggi durante un periodo di siccità o una carestia e convincono le famiglie a vendere le figlie in cambio di due soldi. Secondo l’Organizzazione internazionale per l’emigrazione, nei mercati occidentali della prostituzione arriva ogni anno quasi mezzo milione di donne, provenienti un po’ dappertutto.

Le mutilazioni genitali
E’ una pratica ancora ampiamente utilizzata, effettuata quasi sempre in condizioni sanitarie abominevoli, senza anestesia e soprattutto su bambine anche in tenerissima età. Gli effetti sulla salute sono devastanti, e colpiscono le donne in ogni momento della loro vita sessuale e riproduttiva. Oggi sarebbero 130 milioni le donne che hanno subito questo genere di mutilazione, e i flussi migratori hanno portato il problema (e le sue conseguenze) anche nelle ricche civiltà occidentali.

Lo stupro
Colpisce ogni parte del globo: i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità fissano tra il 14 ed il 20 per cento il numero di donne che, negli Stati Uniti, subiscono uno stupro durante il corso della vita. Percentuali analoghe sono rilevate in Canada, Corea e Nuova Zelanda. La violenza sessuale è anche un’arma di guerra, solo da poco riconosciuta come tale dalle leggi internazionali. I conflitti con un forte connotato etnico, come quelli nei Balcani o in Africa centrale, vedono l’uso dello stupro come strumento bellico da parte di entrambi i contendenti. Nel 1993, il Centro per i crimini di guerra di Zenica aveva documentato in Bosnia 40 mila casi di stupro, ma le cifre reali sono ritenute ben più alte e vi sono sospetti che persino alcuni soldati dell’Onu si siano resi responsabili di aggressioni.






Se non ora ... quando!

Questo video è stato realizzato dai ragazzi della nostra scuola che partecipano al progetto "Giornalino Scolastico". Hanno ripreso una parte della manifestazione che si è tenuta il 13 febbraio nel centro di Pescara. Lo proponiamo oggi in occasione della festa della donna: per ricordare l'importanza delle donne nella nostra società e soprattutto continuare a protestare per avere un mondo più unito in cui la donna non sia sempre sottomessa dall'uomo. Ecco cosa scrive Giorgio Gaber per esaltare le differenze tra i due individui: “La donna e l’uomo sono destinati a rimanere assolutamente differenti. E contrariamente a molti io credo che sia necessario mantenerle, se non addirittura esaltarle, queste differenze. Perché è proprio da questo scontro e incontro, tra un uomo e una donna, che si muove l’universo intero. All’universo non gliene importa niente dei popoli e delle nazioni. L’universo sa soltanto che senza due corpi differenti, e due pensieri differenti, non c’è futuro”.


 

giovedì 3 marzo 2011

La Libertà è come l'aria

Per completare le nostre riflessioni sulla libertà, abbiamo deciso di ricorrere alle parole di Piero Calamandrei. Nel suo discorso possiamo notare che emerge un animo democratico e soprattutto a difesa della Costituzione, l'unica che possa garantire la vera libertà!

Discorso sulla Costituzione
Il discorso qui riprodotto fu pronunciato da Piero Calamandrei nel salone degli Affreschi della Società Umanitaria il 26 gennaio 1955 in occasione dell’inaugurazione di un ciclo di sette conferenze sulla Costituzione italiana organizzato da un gruppo di studenti universitari e medi per illustrare in modo accessibile a tutti i principi morali e giuridici che stanno a fondamento della nostra vita associativa. Dice così:
 [...] vedete, la costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La costituzione è un pezzo di carta: la lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile, bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità. Per questo una delle offese che si fanno alla costituzione è l’indifferenza alla politica, l’indifferentismo politico che è -non qui, per fortuna, in questo uditorio, ma spesso in larghe categorie di giovani- una malattia dei giovani. ”La politica è una brutta cosa”, “che me ne importa della politica”: quando sento fare questo discorso, mi viene sempre in mente quella vecchia storiellina, che qualcheduno di voi conoscerà, di quei due emigranti, due contadini, che traversavano l’oceano su un piroscafo traballante. Uno di questi contadini dormiva nella stiva e l’altro stava sul ponte e si accorgeva che c’era una gran burrasca con delle onde altissime e il piroscafo oscillava: E allora questo contadino impaurito domanda a un marinaio: “Ma siamo in pericolo?”, e questo dice: “Se continua questo mare, il bastimento fra mezz’ora affonda”. Allora lui corre nella stiva svegliare il compagno e dice: “Beppe, Beppe, Beppe, se continua questo mare, il bastimento fra mezz’ora affonda!”. Quello dice: ” Che me ne importa, non è mica mio!”. Questo è l’indifferentisno alla politica. E’ così bello, è così comodo: la libertà c’è. Si vive in regime di libertà, c’è altre cose da fare che interessarsi alla politica. E lo so anch’io! Il mondo è così bello, ci sono tante cose belle da vedere, da godere, oltre che occuparsi di politica. La politica non è una piacevole cosa. Però la libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni, e che io auguro a voi, giovani, di non sentire mai, e vi auguro di non trovarvi mai a sentire questo senso di angoscia, in quanto vi auguro di riuscire a creare voi le condizioni perché questo senso di angoscia non lo dobbiate provare mai, ricordandovi ogni giorno che sulla libertà bisogna vigilare, dando il proprio contributo alla vita politica. La costituzione, vedete, è l’affermazione scritta in questi articoli, che dal punto di vista letterario non sono belli, ma è l’affermazione solenne della solidarietà sociale, della solidarietà umana, della sorte comune, che se va a fondo, va a fondo per tutti questo bastimento. E’ la carta della propria libertà, la carta per ciascuno di noi della propria dignità di uomo. Io mi ricordo le prime elezioni dopo la caduta del fascismo, il 2 giugno 1946, questo popolo che da venticinque anni non aveva goduto le libertà civili e politiche, la prima volta che andò a votare dopo un periodo di orrori- il caos, la guerra civile, le lotte le guerre, gli incendi. Ricordo- io ero a Firenze, lo stesso è capitato qui- queste file di gente disciplinata davanti alle sezioni, disciplinata e lieta perché avevano la sensazione di aver ritrovato la propria dignità, questo dare il voto, questo portare la propria opinione per contribuire a creare questa opinione della comunità, questo essere padroni di noi, del proprio paese, del nostro paese, della nostra patria, della nostra terra, disporre noi delle nostre sorti, delle sorti del nostro paese.
Quindi, voi giovani alla costituzione dovete dare il vostro spirito, la vostra gioventù, farla vivere, sentirla come cosa vostra, metterci dentro il senso civico, la coscienza civica, rendersi conto- questa è una delle gioie della vita- rendersi conto che ognuno di noi nel mondo non è solo, che siamo in più, che siamo parte di un tutto, nei limiti dell’Italia e nel mondo. Ora vedete- io ho poco altro da dirvi-, in questa costituzione, di cui sentirete fare il commento nelle prossime conferenze, c’è dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato. Tutti i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre glorie son tutti sfociati in questi articoli. E a sapere intendere, dietro questi articoli ci si sentono delle voci lontane. Quando io leggo nell’art. 2, ”l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”, o quando leggo, nell’art. 11, “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli”, la patria italiana in mezzo alle alte patrie, dico: ma questo è Mazzini; o quando io leggo, nell’art. 8, “tutte le confessioni religiose sono ugualmente libere davanti alla legge”, ma questo è Cavour; quando io leggo, nell’art. 5, “la Repubblica una e indivisibile riconosce e promuove le autonomie locali”, ma questo è Cattaneo; o quando, nell’art. 52, io leggo, a proposito delle forze armate,”l’ordinamento delle forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica” esercito di popolo, ma questo è Garibaldi; e quando leggo,
all’art. 27, “non è ammessa la pena di morte”, ma questo, o studenti milanesi, è Beccaria. Grandi voci lontane, grandi nomi lontani. Ma ci sono anche umili nomi, voci recenti. Quanto sangue e quanto dolore per arrivare a questa costituzione! Dietro a ogni articolo di questa costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi, caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa carta. Quindi, quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta morta, questo è un testamento, un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero perché lì è nata la nostra costituzione.